mercoledì 12 novembre 2014

PREMIO ALLA CARRIERA CONFCULTURE 2014 CONFERITO A RAIMONDO RAIMONDI

Un’apposita commissione istituita da ConfCulture ha deciso di conferire il “Premio alla Carriera ConfCulture 2014” a Raimondo Raimondi per essersi distinto nel settore di sua competenza (Critica d’Arte, Poesia e Narrativa). Il prestigioso premio gli sarà consegnato nel corso della manifestazione “Arte e Solidarietà”, che si terrà venerdì 12 Dicembre presso la Biblioteca Comunale del Comune di Sant’Agata Li Battiati. Nella lettera di comunicazione a firma del Presidente nazionale di ConfCulture Giuseppe Campo sono indicate le motivazioni del premio: “I prestigiosi risultati da Lei ottenuti rappresentano motivo di orgoglio e vanto per la Nazione tutta. Il Suo impegno ed il Suo modo di interpretare la sua attività, sono di esempio per chi ama i veri valori della Cultura fondati sul raggiungimento dei risultati attraverso una quotidiana applicazione fatta di sacrifici e rinunce. Il Suo indubbio talento, unito alla Sua serietà professionale, hanno indotto questa commissione a conferirLe il riconoscimento oggetto delle presente. 
ConfCulture associa molteplici soggetti tra regioni, comuni, consorzi, fondazioni, istituzioni e associazioni, attivi nell’ambito dei servizi per l'arte, la cultura, il turismo, lo spettacolo, lo sport e il tempo libero, con i quali promuove lo sviluppo del settore e la crescita dell’efficienza e della qualità dei servizi. Fanno parte della Confederazione gli enti, le amministrazioni, e soprattutto le associazioni che provvedono, in qualsiasi forma, alla gestione e promozione di attività nei settori descritti.

giovedì 6 novembre 2014

RECENSIONE SU "MANGIALIBRI"


Su "Mangialibri" Serena Calabrò ha recensito in modo molto positivo "L'undicesima". Ecco la recensione:
"Un vecchio muto è la guida scelta da un ragazzino di città. L’odio interraziale è il filo conduttore della storia di Giona, che riflette sulla miseria della condizione umana. Poi c’è la gelosia tragica e incontrollabile, che può condurre al più drammatico omicidio, quello dell’amante della propria moglie. L’elenco prosegue con la perversione, l’incomunicabilità, la follia cinematografica di un uomo fuori dal mondo e dal contesto, con una madre ingombrante. Perché non sacrificarla per appagare (?) in tranquillità il proprio piacere sessuale con un “allettante” pezzo di plastica dalle vaghe fattezze di una donna? E ancora, follia da cronaca nera: Ramon impara tragicamente che la vita non è noiosa come una trasmissione televisiva. Poi c’è la lotta antiglobalizzazione, e molto altro…  
Storie di uomini e donne di una Sicilia nascosta, arcaica e sconosciuta. Forse. Una Sicilia fatta di personalità sui generis e incomprensibili nella loro apparente assurdità mascherata da normalità. Personaggi che alludono  ai sentimenti più profondi e al tempo stesso a tratti infimi del nostro essere umani. Sono brevissimi racconti quelli de L’undicesima, antologia di Raimondo Raimondi. Brevi ma intensi. Una scrittura concisa, chiara e a tratti sconvolgente. Semplici battute per evidenziare quanto semplice e quanto folle possa essere l’uomo nella sua natura. Il lettore si pone davanti a situazioni in cui il più terribile degli epiloghi è dettato da motivazioni superficialmente quotidiane e quasi comprensibili. Il lato oscuro dell’uomo è parte integrante delle sue giornate, delle sue relazioni. Una lettura velocissima, alla rincorsa di quel “The End” che, dopo lo shock dei primi racconti, ci aspettiamo e, ahimè, gustiamo. L’antologia di Raimondo Raimondi potrebbe essere tranquillamente il gobbo di una trasmissione di approfondimento sulle ultime notizie di cronaca nera. Ci sconvolge? Forse solo all’inizio. Ed è qui che sta la tragedia. L’autore ci mette di fronte alla verità più terribile: la malvagità, il sangue, gli omicidi, i delitti non ci scalfiscono, anzi, siamo quasi riusciti a prevederli e a integrarli nello scorrere delle nostre vite quotidiane. E domani è un altro giorno."

mercoledì 25 giugno 2014

UNA RECENSIONE DI GABRIELLA RISTA

Sono convinta che sia un piacere parlare di libri e confrontarsi con le pagine scritte a cui un autore consegna la sua visione del mondo e delle cose, servendosi naturalmente di un suo immaginario personale, in cui confluisce tutto il suo vissuto e cioè la preparazione culturale, l’osservazione dei fatti, il  personalissimo modo di interpretare la realtà e, perché no, anche le  esperienze, i  desideri,  le  ansie e le speranze.

Ed è da qui che si crea quella magia che è propria della pagina scritta, quell’incontro-scontro con il lettore. Come sempre dico, una volta che il libro viene stampato, esso è di tutti coloro che gli si accostano perché in esso i lettori trovano una consonanza o un’opposizione che non è detto coincida con quanto l’autore ha voluto dire ma sempre troveranno materia di riflessione  soprattutto se l’autore e il libro restituiscono una “gioiosa voglia di leggere”, perché, come dice Nick Hornby, “è vero che ogni tanto è meglio una partita di calcio...ma è anche vero che se il libro è bello, non c’è partita  né concerto rock che tenga”. E il libro che viene presentato questa sera è certamente un bel libro, pur se la materia affrontata è drammatica e complessa.
Fatta questa premessa, procediamo con ordine e cominciamo dal titolo: spesso il titolo di una raccolta coincide con il racconto che la apre oppure è la sintesi dell’ispirazione che la governa oppure nulla di tutto questo; in questo caso l’undicesima, titolo enigmatico e inquietante, mi ha fatto molto pensare: esso è il titolo dell’ultimo racconto come undicesima è l’undicesima vittima di un elenco quasi cronachistico di vittime. I racconti sono 11: mi sono chiesta se questo numero 11 ricorrente avesse per l’autore un significato, se egli avesse voluto cioè indicare una via da seguire per la comprensione del messaggio sotteso ai racconti.
In effetti il titolo è la chiave di lettura del libro in quanto il numero 11 ha molti significati tutti confluenti e che si addicono a quanto narrato: intanto è un numero primo e palindromo e per la cabala i numeri primi sono numeri speciali perché possono essere divisi solo per se stessi o per il numero 1: sono dunque considerati numeri magici. Nell’arte, dal momento che il numero 10 è simbolo di perfezione e completezza e indica il decalogo e la legge, il numero 11, in quanto trasgressione del numero 10, simboleggia il peccato. Ma bisogna fare riferimento soprattutto alla tetraktys (quadruplo) della scuola pitagorica: il numero 11 assume le caratteristiche simboliche di uscita dalla serie numerica ordinatrice del mondo, dall’armonia dei rapporti numerici sacri (la somma di tutti i punti della tetraktys è 10, il numero perfetto composto dalla somma dei primi 4 numeri 1+2+3+4=10) che sottraggono l’ordine del mondo al caos.
Qualunque sia la spiegazione che vogliamo adottare, il numero 11 ci rimanda quindi al caos, al male e alla sua presenza dominante nel mondo e nelle azioni degli uomini, che è poi la direttrice della materia trattata.
Se il titolo è come abbiamo detto la chiave di lettura, il primo racconto, Pietre rosse, ne è il preludio perché contiene in nuce le tematiche che verranno successivamente affrontate: vi è rappresentata la Sicilia con la sua natura e i suoi paesaggi assolati e aridi, vi è il ricordo degli usi e dei costumi tramandati da generazioni, vi è la solitudine atavica, vi è la violenza sciocca e inutile che tinge le pietre di rosso; ma per certi versi pietre rosse ne è anche la conclusione ideale nel senso che se il tema dominante di tutti  i  racconti è il male declinato in tutte le sue forme possibili, è in Pietre rosse che è possibile trovare una speranza di redenzione che viene riposta nella madre terra, madre terribile che tutto ricorda.
Il libro inoltre si chiude con l’undicesima vittima, giovane siciliana di Ramacca e con l’immagine di un dolore fisico che conclude circolarmente un testo iniziato proprio con una scena di sofferenza morale, la solitudine, che è quella del vecchio siciliano protagonista di pietre rosse.
Anche l’ordine con cui sono collocati i racconti risponde il più delle volte ad un disegno, ad un ordine mentale che non è poi se non il dipanarsi delle immagini che l’autore vuole trasmettere: i racconti sono quasi tutti ambientati in Sicilia, in luoghi a noi conosciuti; tuttavia il secondo racconto, Sabato di penitenza, è ambientato a Gerusalemme, in una sinagoga, e i due protagonisti che metaforicamente si fronteggiano sono un ebreo miscredente ed una palestinese osservante. Mi sono chiesta come mai l’autore abbia sentito l’esigenza di accostare già all’inizio del libro due racconti importanti nell’economia narrativa ambientati in due luoghi così distanti: forse vuole dirci che il male non ha patria, non ha tempo, non ha colore ideologico o religioso ma è nella natura umana e della natura umana.
E veniamo quindi al tema della raccolta: questo è’ un libro che colpisce allo stomaco e che non lascia il lettore indifferente: che piaccia o meno il lettore è chiamato a prendere posizione di fronte all’universo nero senza speranza apparente che viene rappresentato; il male è la chiave di conoscenza e di interpretazione della realtà odierna, domina sovrano e non risparmia nessuno dei protagonisti, siano essi le vittime o i carnefici.
La contingenza si materializza nelle vicende umane, la grande storia con le sue migrazioni epocali, con i suoi rigurgiti  xenofobi, omofobi, con l’odio che scaturisce dalla paura di non saper governare i fenomeni si cala nelle piccole storie degli uomini con tutto il suo bagaglio di dolore, di sofferenza e ambiguità e la Sicilia diventa un microcosmo, un osservatorio privilegiato di un mondo rovesciato su cui lo sguardo attento dell’autore si appunta per leggere e comprendere la realtà dei nostri giorni.
Ecco allora Amhid l’etiope, vittima prima della storia del suo paese di origine, vittima poi del dramma dell’emigrazione e infine vittima di un violento; o Rosalia Licitra, vittima della folle gelosia del marito, o Palak il nano vittima della sua deformità fisica.
Ma prima di tutto i protagonisti dei racconti sono vittime della solitudine , dell’incapacità o impossibilità di avere relazioni vere con gli altri esseri perché tutto viene distorto dal male supremo, l’indifferenza, che domina le loro esistenze: mi vengono in mente le parole a cui Adelchi, personaggio di manzoniana memoria, affida il suo testamento spirituale che afferma che sulla terra non resta che fare il torto o subirlo e questo è ciò che avviene nei racconti: vittime e carnefici si fronteggiano ma spesso non c’è una vera linea di demarcazione tra gli uni e gli altri e noi non possiamo non provare pietà anche per il carnefice; sono quindi, quelle raccontate, storie di ordinaria follia scaturita dalla solitudine: Severin, protagonista di Uguali e diversi dice ad un certo punto del suo monologo: “ogni tanto osservo; osservo la gente, la folla, le masse, e più ne vedo insieme più ne colgo la solitudine”.
E’, abbiamo detto, un universo senza speranza, senza provvidenza, perché il male è nell’uomo e, nonostante siano passati secoli di civilizzazione, l’uomo moderno è  “ancora quello della pietra e della fionda” (S. Quasimodo), un essere in cui la capacità raziocinante è sempre più sopraffatta dalla matta forza istintuale.
Sono storie di uomini umili, poveri socialmente e culturalmente, verrebbe da dire “brutti, sporchi e cattivi”, costretti a vivere ai margini dalla mancanza di coscienza valoriale. Perché la scelta di narrare temi così forti e inquietanti, certamente non consolatori? L’autore è riuscito ad esprimere “il mito della solitudine dell’uomo nel dolore della vita” (Finzi) e, nell’osservare e studiare la realtà, ritratta anche nei suoi aspetti più deteriori, invita noi lettori a riflettere su questo nostro mondo e su come cambiarlo, se è ancora possibile, per il bene di tutti.
D’altra parte uno scrittore, un artista, non può avere una posizione passiva nella società, perché egli, come disse Quasimodo, modifica il mondo. E per modificare il mondo attuale capovolto nel suo ordine, è necessario che l’occhio dell’artista vada al di là delle apparenze,  che non abbia paura di sporcarsi le mani, che abbia il coraggio di  usare immagini forti, non rinunciando  “alla sua presenza in una data terra, in un tempo esatto, definito politicamente”.
Non più quindi una letteratura consolatoria, che ha fornito all’uomo suggerimenti, principi per consolarne il  dolore, ma non ha poi inciso sulla realtà per rimuovere le cause di tale dolore, ma una letteratura problematica e di  trasformazione della realtà sociale.
E per fare questo l’autore si avvale della scrittura. Raimondo Raimondi è uno scrittore di solida cultura e lo si capisce non solo dalle citazioni di opere di autori vari che introducono ogni racconto e ne rappresentano la sintesi e la metafora, ma lo si capisce anche dai rimandi letterari che non sfuggiranno a un lettore attento, dalla capacità e direi felicità narrativa che dispiega in questo libro. Una materia così complessa viene articolata in maniera elegante e agevole alla lettura, dimostrando una notevole padronanza del mezzo espressivo e un linguaggio moderno, controllato, mai scontato, come se l’autore avesse voluto comporre nella forma la drammaticità delle vicende narrate.

GABRIELLA RISTA
docente di lettere presso il Liceo Classico "Megara"

venerdì 20 giugno 2014

UN SUCCESSO LA SERATA DI PRESENTAZIONE AD AUGUSTA

Con il patrocinio della Fidapa e del Kiwanis Club, giovedì 19 Giugno 2014, nell’elegante salone di rappresentanza del Circolo Unione di Augusta, è stato presentato a un folto pubblico di intervenuti il libro “L’undicesima” di Raimondo Raimondi, edito dalle Edizioni Il Foglio. Dopo una breve introduzione del cerimoniere del Kiwanis ing. Domenico Morello, che ha ricordato come parte degli introiti per la vendita del libro saranno devoluti al Progetto Eliminate, inteso a debellare il tetano neonatale nei paesi del terzo mondo, Rosalba Amara Partinico, presidentessa della Fidapa, ha presentato la relatrice professoressa Gabriella Rista, docente di Lettere presso il Liceo Classico che ha illustrato il contenuto del libro.
Ha poi posto alcune domande all’autore riguardo alla scelta del titolo che pare sottendere al significato esoterico del numero undici e al denominatore comune dei racconti che è il lato oscuro dell’umanità, tendente a compiere il male, l’azione criminosa. Eppure, come è stato detto, “è uno spaccato di umanità varia quello che viene narrato ed in questa felicità del narrare si può riconoscere che quelle storie terribilmente tragiche, disperate presentino un elemento di salvezza, come se perfino nell’aberrazione del crimine possano esplodere le potenzialità dell’essere umano”. Alcuni brani del libro sono stati letti da Gaetana Bruno Ferraguto e da Lucia Imprescia.
Il maestro Salvino Strano ha poi magistralmente eseguito al pianoforte alcune colonne sonore tratte da film famosi. “L’undicesima” sta registrando un buon successo di critica e di pubblico ed è stato recensito su tanti giornali e riviste e su numerosi siti web dedicati alla letteratura. Gode di una presentazione della scrittrice Veronica Tomassini, giornalista del Fatto Quotidiano, e di una foto di copertina di Luca Morreale. 
Raimondo Raimondi vive tra Augusta e Siracusa. Scrittore e giornalista, ha pubblicato libri di poesia, narrativa e saggistica ed ha curato l’edizione di numerosi cataloghi d’arte. Componente del Comitato Direttivo del Museo Civico di Augusta, è direttore responsabile della testata giornalistica Dioramaonline.

lunedì 9 giugno 2014

LA FIDAPA E IL KIWANIS DI AUGUSTA PRESENTANO “L’UNDICESIMA”

Sotto il patrocinio della locale sezione della Fidapa e del Kiwanis Club di Augusta, giovedì 19 Giugno 2014 alle ore 18,30 nel Salone di rappresentanza del Circolo Unione di Augusta, in Piazza Duomo 3, verrà presentato il libro “L’undicesima” di Raimondo Raimondi, edito dalle Edizioni Il Foglio di Piombino. Introdurrà la serata Rosalba Amara Partinico, presidentessa Fidapa, relazionerà la professoressa Gabriella Rista, docente di Lettere presso il Liceo Classico Megara di Augusta, leggeranno alcuni brani del libro Gaetana Bruno Ferraguto e Lucia Imprescia. Seguirà un intervento musicale al pianoforte del maestro Salvino Strano che eseguirà alcune colonne sonore da film. Il libro racchiude undici racconti che, in massima parte, possono inquadrarsi nel filone delle crime stories. In questi racconti noir si agita una schiera di personaggi accomunati da una personalità border line, che spesso smarriscono ogni naturalezza, ogni umanità, ogni valore condiviso. “L’undicesima” sta registrando un buon successo di critica e di pubblico ed è stato recensito su tanti giornali e riviste e su numerosi siti web dedicati alla letteratura. Gode di una presentazione della scrittrice Veronica Tomassini, giornalista del Fatto Quotidiano, e di una foto di copertina di Luca Morreale. Tra le tante recensioni vale la pena citare un brano dell’articolo di Roberto Mistretta, pubblicato nella rubrica “Scaffale” del quotidiano La Sicilia: “In Italia viene veicolato l'erroneo messaggio che i libri di racconti non allettino i lettori. Tuttavia di fronte alle autentiche perle che Raimondo Raimondi è riuscito a incastonare nella sua ultima opera, "L'undicesima", con scrittura elegante e forbita ma mai pedante, non si può restare indifferenti. L'autore usa la penna come un bisturi per incidere nei mali della nostra opulenta ed egoistica società. Undici racconti che sono undici pugni nello stomaco. Ed ogni racconto è introdotto da un inciso di noti autori che preludono al dipanarsi della storia. E undici sono le vittime innocenti che una dopo l'altra, in questo racconto così reale da ricalcare la cronaca nera, vengono barbaramente pugnalate da un anonimo impiegato che sfoga sulle donne di strada, la sua sete di sangue. Il femminicidio dei nostri giorni….Ché questo pregio hanno i racconti di Raimondi, di raccontare la nostra realtà con l'occhio disincantato d'un autore da conoscere e far conoscere”.

Raimondo Raimondi vive tra Augusta e Siracusa. Scrittore e giornalista, ha pubblicato libri di poesia, narrativa e saggistica ed ha curato l’edizione di numerosi cataloghi d’arte. Componente del Comitato Direttivo del Museo Civico di Augusta, è direttore responsabile della testata giornalistica Dioramaonline.

sabato 24 maggio 2014

"L'OCCHIO DISINCANTATO DI RAIMONDI": UNA RECENSIONE DI ROBERTO MISTRETTA

Così giovedi 22 maggio Roberto Mistretta ha recensito "L'undicesima" per la prestigiosa rubrica "Lo scaffale" del quotidiano "La Sicilia":
In Italia viene veicolato l'erroneo messaggio che i libri di racconti non allettino i lettori. Tuttavia di fronte alle autentiche perle che Raimondo Raimondi è riuscito a incastonare nella sua ultima opera, "L'undicesima" (Edizioni Il Foglio. 136 pag. 12 €), con scrittura elegante e forbita ma mai pedante, non si può restare indifferenti. L'autore usa la penna come un bisturi per incidere nei mali della nostra opulenta ed egoistica società. Undici racconti che sono undici pugni nello stomaco. Ed ogni racconto è introdotto da un inciso di noti autori che preludono al dipanarsi della storia. E undici sono le vittime innocenti che una dopo l'altra, in questo racconto così reale da ricalcare la cronaca nera, vengono barbaramente pugnalate da un anonimo impiegato che sfoga sulle donne di strada, la sua sete di sangue. Il femminicidio dei nostri giorni. O ancora, nel racconto Amhid l'etiope, l'autore ci presenta un'umanità negletta che vive ai margini della società. Rifiuti tra i rifiuti, eppure anche loro vivi, intrisi di sentimenti e passioni. Uomini extracomunitari, donne sicule appassite e un giovane demente, sono i protagonisti di questa storia drammatica e realissima che si snoda accanto a noi. Ché questo pregio hanno i racconti di Raimondi, di raccontare la nostra realtà con l'occhio disincantato d'un autore da conoscere e far conoscere.

venerdì 9 maggio 2014

RECENSIONE SU "IL BLOG DEI LIBRI"

Recensione di Paolo Daniele Scirpo pubblicata su "Il blog dei libri" (http://www.ilblogdeilibri.com/2014/05/lundicesima-di-raimondo-raimondi/). 
La riportiamo qui integralmente:

"Nel ricreare l’atmosfera di un tempo passato, fatto di piccoli gesti e grandi emozioni, Raimondo Raimondi, nella sua nuova antologia di racconti dal titolo L’undicesima (Edizioni Il Foglio) offre un lucido schizzo della Sicilia “arcaica”, come la definisce acutamente Veronica Tomassini nella sua prefazione. Il vecchio protagonista muto, quasi ombra dell’Ade, del volgere naturale delle cose, è la guida scelta da un giovane ragazzino di città nel racconto d’esordio (Pietre rosse). Quasi un pugno nello stomaco risulta la riflessione lucida di Giona sulla misera condizione umana, lacerata da odii interraziali incomprensibili ed inaccettabili (Sabato di Penitenza) o l’efficace fine otelliana di matrimonio mal riuscito (I soliti sospetti). Quanta proverbiale sicurezza mostra l’invasato protagonista di uno dei racconti più splatter della raccolta (L’allievo di Satana), come fosse tratto quasi per intero da quei tanto simili fatti di cronaca nera, appena accennati nei quotidiani nostrani. Che dire poi della maturazione tardiva di un menomato discendente di antica razza avvizzita che passa attraverso il piacere sessuale finalmente appagato e dalla conseguente liberazione da un amore materno malsano (La bambola olandese)? Il racconto successivo (Amhid l’etiope) è un vero e proprio abbozzo di romanzo che ricorda l’atmosferica onirico-sacrale dei lavori di Giuseppe Rovella (autore immeritatamente dimenticato, siciliano come Raimondi), ed apre uno squarcio nella misera realtà di gente “vinta” che s’aggira nella bella e desolata Ortigia siracusana. Che la vita non fosse una noiosa trasmissione televisiva lo impara a sue spese Ramon, inquieto ed annoiato interprete del racconto (Zapping), quasi una scheggia di follia degna di Arancia meccanica. Nemmeno i moderni dispensatori di morte locali sono immuni dalle più fastidiose delle concorrenze e l’orgoglio ferito sanguina più di un colpo di Beretta (Killer night). La vita tutto sommato tranquilla di un nano nella magica laguna veneta viene sconquassata alle fondamenta dal casuale incontro con un vecchio vagabondo che ha assaporato tutti o quasi i dolori umani senza trovare il tanto agognato perché (Palak il nano). Quale esempio moderno di metateatro plautino l’atto di denuncia feroce messo in scena da un egocentrico attore intellettualoide fa da contraltare ad un coro di streghe antiglobalizzazione che richiama il lettore sui pericoli della società contemporanea (Uguali e diversi). A chiusura del volume (L’undicesima) storia che richiama i temi presenti in tutti i racconti precedenti: Eros e Thanatos, gettati artisticamente sulla tela di una trama degna di un abbozzo di romanzo criminale. 
Con l’uso di adeguate citazioni letterarie, dandoci spesso delle chiavi di lettura ai singoli racconti, Raimondo Raimondi mi ha piacevolmente intrigato con il suo tratto dark che difficilmente si può cancellare dalla nostra memoria pregressa, e ne siamo certi, dall’animo di chiunque abbia visto nell’essere umano il lato oscuro nelle sue molteplici sfaccettature."

sabato 5 aprile 2014

"L'UNDICESIMA" A SIRACUSA: LA LOCANDINA DELL'INCONTRO DEL 19 APRILE

Il 19 aprile, presso La Casa Del Libro in via Maestranze a Siracusa, con inizio intorno alle ore 18, Raimondo Raimondi presenterà il suo ultimo libro "L'undicesima", dividendo la scena con suo figlio Luca Raimondi, autore di "Se avessi previsto tutto questo", entrambe opere edite da Il Foglio. Parteciperà la scrittrice e giornalista Veronica Tomassini. Una degustazione sarà offerta dalla Taverna Giudecca Ortigia, in un connubio certamente piacevole tra gastronomia e letteratura siracusana. La taverna, per chi ancora non lo sapesse, è da pochi mesi aperta in via della Giudecca 7; un luogo intimo, amichevole, ideale per un aperitivo o un apericena.


domenica 30 marzo 2014

RAIMONDO RAIMONDI OSPITE DI "ZERONOVE TV"

Raimondo Raimondi ospite di "Zeronove in studio", condotto da Michele Mangiafico. Il video dell'intervista, riguardante ovviamente "L'undicesima" e le sue storie di marginalità, è disponibile alla seguente pagina del sito di "Zeronove tv-Sicula web television":

venerdì 28 marzo 2014

"L'UNDICESIMA" SBARCA IN LIBRERIA!

Ai tanti amici di Siracusa segnaliamo che "L'undicesima" è già disponibile nelle seguenti librerie:
Biblios Cafè in via del Consiglio Regionale 11;
Casa del libro Mascali di via Maestranza 20. 
- Diana, in Corso Gelone 57; 
- Gabò, in Corso Matteotti 38;
Ad Augusta è reperibile presso la Mondadori di via Principe Umberto 224.

Libreria Diana - Corso Gelone - Siracusa

Libreria Mondadori - Via Principe Umberto - Augusta

Libreria Casa del libro Mascali - Via delle Maestranze - Siracusa

Libreria Casa del libro Mascali - Via delle Maestranze - Siracusa

Libreria Casa del libro Mascali - Via delle Maestranze - Siracusa

Libreria Casa del libro Mascali - Via delle Maestranze - Siracusa

Biblios Cafè - Via del Consiglio Regionale - Siracusa



venerdì 21 febbraio 2014

LA PREFAZIONE DI VERONICA TOMASSINI

Ecco la prefazione al volume a cura di Veronica Tomassini. Una firma prestigiosa, la sua: Veronica è una giornalista che ha fatto molta strada lavorando per anni nella redazione siracusana della "Sicilia" e che è infine approdata alla collaborazione con "Il Fatto Quotidiano" di Antonio Padellaro e di Marco Travaglio. Oltre che di un paio di volumi di racconti, è autrice del romanzo "Sangue di cane" (edito nel 2010 da Laurana), un capolavoro intenso e lacerante che le è valso il plauso della critica.

"Raimondo Raimondi riesce a raccontare ancora una Sicilia arcaica, lo fa in alcune piccole storie contenute in questa raccolta. Ha il respiro del narratore di razza. E opera qualcosa di più, non racconta soltanto di una Sicilia primitiva, ne intercetta i suoni reali, gli intercalare, le chiusure, lo fa introducendo l’elemento nuovo ovvero la contemporaneità, la crudeltà della contemporaneità che investe in special modo i personaggi – spesso soli, di una solitudine inaudita che incontra la durezza di un paesaggio eppur mai privo di fecondi germogli – come il vecchio di Pietre Rosse, il racconto che inaugura questa riuscita composizione. Procedendo di storia in storia, la Sicilia dei poderi, delle mulattiere, dei vecchi solidi e rugosi simili a tronchi d’ulivo, si sottraggono all’attenzione del lettore per cedere il passo al nesso con l’argomento centrale – io credo – della raccolta ovvero il male, il suo pedissequo ingerire con l’ordinarietà dei suoi deboli esecutori; il male che tracima con le sue assurde lusinghe nelle vicende private, ancorché brevi e mai assolutorie, dei protagonisti. Non è un tremendismo facile quello adottato da Raimondo Raimondi, propone nudamente l’efferatezza di certi segreti dell’animo umano con la competenza del grande conoscitore di vizi e virtù. Sì, Raimondo Raimondi dimostra la precisione del narratore. La sua scrittura è governata, è piacevole, traduce l’eleganza di uno stile che ho imparato ad apprezzare negli anni (Raimondi ha pubblicato molto altro). Eppure, niente di consolatorio pervade o conclude le sue storie. Sono storie terribili, non saprei come altro definirle, dove il senso del male sovrasta su tutto il resto, malgrado l’eleganza dello stile di cui dicevo, la maturità di una voce o un procedere rassicurante. I fatti che interferiscono sono improvvisi, il lettore non di rado viene colto dall’orrore e dalla sorpresa. Il dettaglio nella successione degli eventi narrati è minuto. Tra i più riusciti, a mio avviso, c’è il racconto intitolato Amhid l’etiope, tragico e intenso. E qui Raimondi conferma la sua capacità di raccontare appunto il suo tempo, gli esodi epocali di questi anni, il castigo della clandestinità, i suoi fardelli, gli uomini che vi son caduti, come agnelli, le loro irreparabili verità. Un racconto doloroso, l’animo umano e di più, gli affanni dei miseri accoliti di una retrovia abietta, pur così lontani da Raimondi, sono veri, palpitanti. Questa è la cifra di Raimondo Raimondi, la sua per certi versi spietata credibilità, il suo metodo mai esitante di metterci al muro (noi lettori anche), la sua scrittura governata del disincanto e insieme così tragica, così emotiva. Merita tutta la nostra attenzione, questo autore appassionato di arte tra le altre cose. Non vi annoierete, piuttosto è probabile che chiudendo sull’ultima pagina siate presi da sgomento, ma è un fatto che Raimondi vi abbia raccontato la vita."

Veronica Tomassini

martedì 11 febbraio 2014

"L'UNDICESIMA"...STA ARRIVANDO!

"L'undicesima" sta per essere distribuito...e appare sulla home page della casa editrice (www.ilfoglioletterario.it), già disponibile per l'acquisto.
Questa la scheda ufficiale del libro:



martedì 14 gennaio 2014

CONVERSAZIONE CON L'AUTORE

Parliamo dei tuoi racconti: quali sono gli elementi che ti spingono a scegliere la narrazione breve rispetto al romanzo?

  Il racconto è un modo di intendere la scrittura come libertà dallo sviluppo di una trama tipico del romanzo. Risulta quindi collocabile in un’area di confine, di ibridazione tra generi letterari. Questa grande libertà che la prosa breve porta con sé mi permette quindi di concentrarmi su ciò che più mi interessa, sia come lettore che come autore, e cioè la narrazione di frammenti di vita, di scampoli della memoria, la descrizione puntuale del dettaglio, di tutto ciò che appare marginale e secondario, ma che in realtà è profondamente significativo. Racconti che sbucano disordinatamente dal cervello creativo; brevi storie che, a volte, hanno un tessuto complesso ma gestito in una sintesi linguistica e narrativa, altre volte esprimono sentimenti di una immediatezza che si condensa in una espressione, in uno sguardo, in un atteggiamento. Sono inquietudini dell’anima che, per una esigenza personale, mai completamente risolta ma comunque soddisfacente, mi è necessario scrivere.

Cosa ne pensi degli accadimenti in atto nella politica e nella società?

   I contrasti sociali oggi sono più che mai acuiti da una crisi economica senza precedenti e portano anche il più pacifico degli individui all’esasperazione, a considerare chi la pensa diversamente un nemico e non un semplice avversario, a radicalizzare le idee e le opinioni, a creare quel muro contro muro che non mi pare storicamente abbia mai portato a nulla di buono. Probabilmente solo un bagno di democrazia può salvarci dal medioevo prossimo venturo, dalla barbarie di una società divorata dall’economia, dalla finanza, dal potere politico.
Penso purtroppo che in un momento storico come questo gli intellettuali possono fare poco, perché parlano alla testa della gente mentre altri si rivolgono alla pancia, fomentando la rabbia e i bassi istinti.

Non sono quindi tempi felici per gli scrittori e gli editori?

Comprare libri non è esattamente una passione di tutti, anzi, stando alle statistiche, in Italia i consumatori di carta stampata sono una minoranza. Però, in questi ultimi anni, l’indice dei lettori pare essersi inaspettatamente impennato, vuoi per una sorta di ribellione al pesante impero della televisione, vuoi per un nuovo interesse verso il libro, padre di tutte le culture, vuoi per il fiorire di intelligenti iniziative editoriali che hanno puntato su giovani autori contemporanei.

Eppure leggere è importante…

Leggere è come viaggiare, assecondando l’ansia di sapere e di navigare nel tempo e nello spazio che alberga in tutti noi. Una ricerca che non ha fine, che ci accompagna per tutta la vita, una navigazione che non sente mai bisogno di approdo. Chi è toccato da questa febbre vorrebbe leggere tutti i libri che lo attraggono, ma comprare libri, acquisirli nella propria biblioteca, richiede, per dirla con Schopenhauer, un tempo assai inferiore rispetto al tempo necessario per la loro lettura.
Sicché avviene che i libri si ammucchiano sugli scaffali, in lunghe file ordinate, ma sono tanti quelli che non sono mai stati letti. Una vita non basta, non può bastare, a leggere tutto quello che vorremmo. Un “espediente” per dilatare il tempo ai fini della lettura è l’utilizzo dei “tempi morti” delle attese, durante le lunghe file alle poste, alle banche, nelle anticamere dei medici, degli avvocati e così via. Se, anziché sbirciare le vecchie e inutili riviste sempre presenti nelle sale d’attesa, ci portassimo appresso un libro scelto da noi, quanto tempo avremmo recuperato, quante pagine in più avremmo letto, quante emozioni avremmo condiviso con gli scrittori, nostri insostituibili compagni di viaggio?

Ma la cultura ha ancora un posto di rilievo nella nostra società?

I giovani dovrebbero studiare non per diventare giocatori di calcio che ce ne sono già tanti, non per diventare manager che ce ne sono già tanti, né per diventare professori che ce ne sono già tanti e nemmeno per conquistare il loro personale benessere economico, ma devono studiare per creare il nuovo, perché la nostra società ha bisogno di idee innovative, di spinte in avanti, di una cultura creativa che solo i giovani possono avere, e ciò avviene stimolando in loro un sapere non nozionistico ma in grado di precorrere i tempi, aprendo la mente, verso nuovi mondi dell’intelletto, nei quali si genera il progresso della società.

Entriamo nello specifico de “L’undicesima”, questo ultimo libro di racconti.

Sono racconti che, in massima parte, possono inquadrarsi nel filone delle crime stories: L’allievo di Satana”, “I soliti sospetti”, “L’undicesima”, che dà il titolo alla raccolta (sono anche 11 i racconti), “La bambola olandese”, ”Zapping”, “Killer night”. In questi racconti noir si agita una piccola schiera di personaggi diversi e strani, tutti però accomunati da una personalità border line, vissuta come energia letale e ricerca di sensazioni estreme che possano disarticolare la realtà deprimente che attanaglia l’individuo, maschio o femmina che sia, in una società contemporanea pregna di messaggi subliminali che inducono al consumo di ogni cosa, dal cibo al sesso, smarrendo ogni naturalezza, ogni umanità, ogni valore condiviso. Il racconto “Sabato di penitenza” descrive la cronaca dettagliata di un attentato kamikaze in una sinagoga ebraica, poi c’è il monologo logorroico dell’attore Severin in “Uguali e diversi”, e la fabula “Amhid l’etiope” dove si cambia registro: protagonista è il mare. Un mare senza connotazioni geografiche precise, sicuramente siciliano, forse il mare di Augusta, città ove attualmente vivo. Quì si svolge la vicenda di personaggi improbabili, emarginati, freaks felliniani, extracomunitari e clandestini, che vivono ai margini dei cantieri navali, calati nell'atmosfera salmastra e sordida e insieme vitale e assolata del porto. Un altro personaggio che affronta la maturazione nel dolore è il nano rom Palak, protagonista di un’altra fabula del mare, “Palak il nano”, appunto, nella quale si inseguono atmosfere magiche, presenze inquietanti ed esistenze minimali. Il vecchio e il bambino del racconto “Pietre rosse” sono i personaggi di una storia semplice sulle onde di una memoria antica, che ripercorre anni oramai dimenticati nei quali la campagna, il paese, le tradizioni, il contatto con la natura, madre e matrigna, erano parti integranti dell’educazione esperenziale di un giovane.
Il libro, poi, è arricchito dalla fotografia di copertina di un fotografo artista, Luca Morreale, che cristallizzato in un click un’intensa espressione dell’attrice Jennifer Schittino. Si avvale anche di una prefazione della scrittrice e giornalista Veronica Tomassini.

martedì 7 gennaio 2014

LA COPERTINA DEFINITIVA

"L'undicesima" avrà in copertina un intenso primo piano dell'attrice siracusana Jennifer Schittino, immortalata da Luca Morreale (http://www.lucamorreale.com/). Ecco la versione definitiva.